Solmisazione Relativa: cosa è? Perché?

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“Solmisazione Relativa”: che cos’è? Come funziona? Perché dovrebbe interessarci?

La “Solmisazione Relativa” (o “Do mobile”) è uno strumento potentissimo per lo sviluppo dell’Orecchio Musicale, forse la singola cosa più importante che puoi fare per prendere il tuo Orecchio e portarlo a livelli che neanche immagini.

Abbiamo già visto che tutti i grandi ci invitano a cantare quello che suoniamo.

E abbiamo già visto che in realtà la definizione corretta sarebbe che dobbiamo suonare quello che cantiamo:

il Pensiero Musicale che riprende il controllo.

Le mani come pure esecutrici del Pensiero Musicale.

Non aver più neanche bisogno di avere la chitarra in mano.

Ecco, l’idea è questa.

Per ottenere un obiettivo del genere, qual è la via più efficace e più efficiente, quella che ci possa garantire il risultato seguendo il percorso più dritto e immediato?

Per rispondere a questa domanda (e a molte altre, in verità…) ci sono fondamentalmente due possibili approcci:

si è sempre fatto così!
  • da un lato, i fautori del «Si fa così, si è sempre fatto così, ha sempre funzionato così»

spirito di ricerca
  • dall’altro, le persone che si mettono in discussione, che cercano soluzioni nuove, che non si accontentano, che si aprono alla conoscenza…

Tu da che parte stai?

Solmisazione Relativa: un po’ di storia

Qual è la prima cosa che senti quando senti un brano musicale?

Il Ritmo, ok, quello sostiene tutto, regge tutto, tiene insieme tutto.
Ma se parliamo di suoni veri e propri? Qual è la prima “informazione” che l’Orecchio percepisce, la più più importante, quella che fa da “Centro Gravitazionale” intorno a cui tutto il resto prende senso?

La Tonica

Già, la Tonica.

La diamo talmente per scontata che finiamo per non accorgercene nemmeno, e invece è talmente… fondamentale (ahahah) che tutto, all’interno di un brano, si riferisce a lei.
Tutto.

Se vuoi approfondire, guarda qui:

Il punto in sintesi è questo: prima la Tonica, poi tutto il resto, “appoggiato” a quella Tonica.

In che senso?

La Visione Relativa

Festa di compleanno. Si spengono le luci, entra la torta. Tutti iniziano a cantare: «Tanti auguri a teeeee»  

soffiare sulla torta

Dopo qualche secondo di solito le cose si mettono a posto, ma all’inizio, nei primi istanti, la cacofonia è quasi garantita.

Ognuno ha intonato la melodia a modo suo, non ce ne sono due che coincidono.

Il punto è che magari sono anche tutti intonati!

E allora? Come è possibile che suonasse tutto così orrendamente dissonante?  

Questo accade perché in realtà l’essenza di una melodia non sta nelle note che la compongono, come siamo portati a pensare: il “Tanti Auguri” di Carlo non aveva neanche una nota in comune con il “Tanti Auguri” di Maria, con quello di Enrica, con quello di Enzo (tant’è vero che cantati assieme erano inascoltabili), eppure presi singolarmente…

… erano ciascuno perfettamente riconoscibile come “Tanti Auguri”!  

Questa è la dimostrazione definitiva che l’altezza specifica delle note (il numero esatto di Hz) è in realtà abbastanza irrilevante.  

Quello che davvero conta sono le relazioni tra le note, in termini di Toni e/o semitoni.  

Per dire: il mito del cosiddetto “orecchio assoluto”, (la capacità di identificare qualsiasi suono singolo, senza altri riferimenti, come un Do, un Fa#, un Mib…) sbaglia due volte:

intanto l’altezza specifica delle note (il numero esatto di Hz) è un fatto strettamente culturale che è cambiato nel tempo (poi: cambiavano da un granducato al principato vicino le unità di misura per peso e lunghezza, che sono di gran lunga più facili da validare, figuriamoci l’intonazione!)…

… e poi abbiamo visto che le note… non contano!  

È un po’ come un quadrato, che resta un quadrato indipendentemente dalla misura esatta dei suoi lati: quello che conta è che le relazioni tra le sue parti restino invariate!

Se ti va, c’è un PRAXIS-video anche per questo:

Quindi?

Quindi a questo punto dovrebbe essere chiaro che l’orecchio sente la Musica appoggiandosi su 2 pilastri:

  1. la Tonica
  2. le relazioni delle altre note rispetto alla Tonica.

Fine.

È un fatto talmente autoevidente che l’idea stessa di dare un nome ai suoni è nata proprio così!

La Solmisazione Relativa:
dare un nome ai suoni, come tutto è iniziato.

Quando Guido d’Arezzo (o chi per lui…) nell’XI secolo si inventa un modo per indicare quali suoni cantare ai monaci, non ci sono grossi strumenti per definire altezze condivise (in hertz):

in quel periodo storico è già difficile avere unità di misura comuni per cose “facili” come le lunghezze e i pesi, cambiano da città a città, da granducato a principato…

… figuriamoci qualcosa di così complesso da misurare come l’intonazione dei suoni!!

C’è un solo modo per riuscire a dare indicazioni ai monaci cantori: stabilire di volta in volta una Tonica e poi disporre tutti gli altri suoni in relazione a quella

… esattamente quello che chiamiamo Solmisazione Relativa!

In pratica, quello che lui chiama “Do…” NON era il nostro Do!!

stupore

Ti sembra assurdo? Può essere, proprio per questo seguimi con attenzione estrema, perché è un punto cruciale.

Solmisazione Relativa: come funziona

Il processo è questo:

  1. scegli un suono che fa da “Tonica”;
  2. lo chiami “DO” (non importa che altezza sia realmente);
  3. da lì strutturi i nomi delle altre note, così:

Poi nella realtà quelle note potrebbero essere quelle della scala maggiore di Mi, di Si bemolle, di Sol… non ci interessa!!

Sembra strano, perché siamo abituati a pensare che “Do” o “Fa” o “Re” siano concetti univoci, ma pensaci:

  1. nascono in un’epoca in cui mica si potevano misurare gli hertz!, quindi… avere dei riferimenti certi era proprio impossibile!
  2. quando per esempio accordi la chitarra un semitono sotto (come Jimi, Eddie, SRV, i Gn’R…), quando metti il dito sulla 5a corda al III tasto continui a chiamarlo “Do”!! Non ti verrà mai in mente di dire che “Little Wing” è in… Mi bemolle!

È una cosa che facciamo costantemente, per la semplice ragione che è così che funziona l’Orecchio Musicale: in termini relativi!

Quindi:

  • è così quando ascolti (v. melodie che riconosci in tonalità diverse)…
  • è così quando canti (v. feste di compleanno e “Tanti Auguri”)…
  • è così quando suoni (v. chitarra accordata 1 semitono sotto)…

… eppure i “venerati maestri” del “si è sempre fatto così” non si rassegnano all’idea che… è così che funziona!

Non bastassero queste prove, non bastasse la storia stessa della Musica, ci sono almeno altre 3 ottime ragioni per fare della Solmisazione Relativa un caposaldo della propria pratica chitarristica quotidiana:

1. Zoltán Kodály

In Ungheria i bambini di 5a elementare sanno mediamente prendere un pentagramma e cantarlo.

A prima vista.

Sembra fantascienza, vero? Da noi anche i migliori musicisti (persino quelli che sanno eseguire a prima vista parti per il proprio strumento!) non riuscirebbero a farlo!!

Dov’è il trucco?

Indovina un po’? Esatto: nella Solmisazione Relativa.
Tutto nasce da Zoltán Kodály, musicista straordinario e studioso attentissimo, che nei primi del ‘900 prende la Solmisazione e la riporta al suo posto naturale:

quello del cosiddetto “Do mobile”, cioè appunto una versione “relativizzata”, dove chiamiamo “Do” la Tonica, “Re” il secondo grado e così via, indipendentemente dall’altezza effettiva.

E le alterazioni? Come ci rientrano in questo schema? C’è un modo per indicare il “Do diesis”? E magari anche per distinguerlo dal “Re bemolle”?

Certo, anzi, è fantastico.
Nel solfeggio standard, quello dei conservatori (che non a caso si chiamano così…), la sillaba che pronunci per indicare un “Sol”, un “Sol diesis” e un “Sol bemolle”… è sempre la stessa!

Come puoi “addestrare” l’Orecchio a riconoscere cose diverse se le chiami nello stesso modo?!? È contro natura!!

Invece, ecco come funzionano le alterazioni:
per i diesis, la sillaba cambia la vocale finale in “i”
(il “Si” lo chiamiamo “Ti” apposta, così “Si” sta per “Sol diesis”)…

Solmisazione Relativa: le note diesis
Solmisazione Relativa: le note diesis

… mentre per i bemolle, la sillaba cambia la vocale finale in “e”
(il Re invece diventa “Ra”):

solmisazione relativa: le note bemolle
Solmisazione Relativa: le note bemolle

Con questo semplice stratagemma, tutto è possibile.

Tutto.

Certo, bisogna impratichirsi un po’ con i nomi. Diciamo che un buon obiettivo potrebbe essere almeno arrivare a elencare a memoria i nomi da Do a Do in senso “diesis” e in senso “bemolle”.

Non è banalissimo, ma una volta fatto questo ti ritrovi la strada spianata per un Ear Training che (vedremo) non ha a che fare con sessioni noiosissime di solfeggio, ma riguarderà ogni singola nota che suoni quando hai la chitarra in mano!

2. Roberto Goitre

In realtà un po’ di spirito di ricerca autentica lo abbiamo avuto anche in Italia.

Roberto Goitre, per esempio, prende la Solmisazione Relativa e la porta a compimento completo, con un metodo didattico che (ma tu pensa!) produce risultati strepitosi con qualunque categoria di studenti, dai bambini fino agli adulti (sarà mica che… è così che funziona l’orecchio?!)

Se ti interessa approfondire, ecco un paio di risorse di facile reperibilità:

Se vuoi cimentarti, puoi anche tentare il percorso insieme a qualche amico o familiare che non suoni nessuno strumento… se funziona con loro vuol dire che è decisamente efficace, no?

3. il paradosso Mani/Orecchio

paradosso

Nel processo di crescita sulla chitarra a un certo punto, quasi inevitabilmente, si finisce per essere “risucchiati” in una sorta di paradosso che condizionerà tutto il nostro percorso – e il musicista che diventeremo.

Di che si tratta?

Sei all’inizio. Impari la prima scala (quasi sempre, una pentatonica minore, in La – ma non è importante, vale con qualsiasi scala tu abbia iniziato). Inizi a praticare, a studiare, ad accanirti…

le mani faticano, stanno giusto imparando a compiere quei movimenti così “innaturali” che chiamiamo “suonare la chitarra”

… e per imparare quella dannata scala ti ci vuole un sacco di tempo.
Mesi.

È una fase di scoperta tecnica ma anche musicale, in cui tutto è nuovo, tutto è al tempo stesso difficile e sorprendente:

da un lato le mani imparano un passetto alla volta, lentamente, a eseguire quelle note, con un impegno tanto più intenso in quanto non sono ancora abbastanza “agili” per fare tutto senza sforzo…

… dall’altro, proprio per questo l’Orecchio ha tutto il tempo di abituarsi a quei suoni, inconsciamente, fino a interiorizzali in maniera apparentemente “spontanea”…

… il risultato è che le Mani e l’Orecchio (= la Tecnica e la Consapevolezza) sono cresciuti insieme, come una cosa sola.

E il Controllo che avrai su quella diteggiatura sarà totale, ti resterà per sempre:

  • sarai in grado di immaginare suoni ed eseguirli in tempo reale
  • sarai in grado di sentire delle frasi e riprodurle intuitivamente
  • insomma, sarai in grado di fare Musica alla Velocità del Pensiero!

Dov’è il paradosso?

Eccolo: oggi, dopo magari anni da quella prima diteggiatura, impararne una nuova non è più questione di mesi, ma di ore, o addirittura di minuti.

Sembrerebbe una buona notizia, giusto?

Per il tuo progresso tecnico la è, decisamente: significa che hai fatto un percorso che ha funzionato, e ti ha portato a un risultato enorme.

D’altra parte, ecco il paradosso:

proprio perché sei diventato così bravo da imparare una diteggiatura nuova in pochi minuti, l’orecchio non riesce a stare al passo con le mani!

In pratica, la Tecnica resta sempre un po’ avanti rispetto alla Consapevolezza, e questo gap non si colma mai, anzi, più migliori… e più si amplia!

Ecco perché è così importante cantare ogni singola nota che suoni alla chitarra:

è il modo più efficace ed efficiente per recuperare quel gap e ri-allineare Mani e Orecchio, Tecnica e Consapevolezza!

Se poi anziché cantare vaghe sillabe lo fai con la Solmisazione RelativaBOOM!, ecco che tutto diventa Una Cosa Sola, quasi “magicamente”.

Ne avevamo parlato qualche tempo fa in una diretta estemporanea sul gruppo Facebook di Guitar PRAXIS:

Solmisazione Relativa e oltre:
le Tab solmizzate (PRAXISazione!)

Problema: cantare quello che suoni è già difficile usando sillabe a caso…

… farlo solmizzando diventa davvero un’impresa impervia!!

Come si fa? C’è un modo per avere sotto gli occhi le cose da fare, in modo da avere istruzioni chiare e inequivocabili tanto per le Mani quanto per l’Orecchio, in modo da poter davvero praticare tutto come Una Cosa Sola?

Secondo te, che ci sta a fare Guitar PRAXIS?

Il problema è che gli esercizi per la Tecnica e quelli per l’Ear Training sono sempre “staccati”, separati…

… è piuttosto normale poi che sia difficile mettere assieme le due cose nel momento in cui suoni davvero!!

La soluzione?
È talmente semplice che stupisce che nessuno ci abbia pensato prima.

Prendiamo il pentagramma: è il regno della notazione assoluta, e del pianoforte.
Lì ogni singola nota corrisponde in maniera univoca a un’altezza definita, e anche a un tasto specifico sotto le mani del pianista.

La chitarra invece funziona in modo più simile all’orecchio, cioè in termini relativi: una diteggiatura, un accordo col barrè… hanno sempre le stesse relazioni tra le note e quindi puoi spostarle avanti e indietro per il manico mantenendo intatta la struttura, giusto?

E allora, perché non realizzare delle “Tablature Solmizzate”, che permettano di avere in un’unico sguardo tutto quello che serve all’Orecchio e alle Mani, alla Consapevolezza e alla Tecnica?

Signore e signori, ecco un esempio di PRAXISazione!

tab solmisata (praxisazione)
Ecco un esempio di PRAXISazione, ovvero: Tab solmizzata

Prova a suonare l’esempio qui sopra: puoi metterlo in qualsiasi punto della tastiera e… funziona sempre!!

Esattamente come l’orecchio, come il canto, come i meccanismi usuali della chitarra!

Capisci che livello di rivoluzione è in termini di Consapevolezza?

Di colpo, diventa intuitivo sapere dov’è la 3a, dov’è la 5a, come suonano, sei in grado di cantarle e persino di sapere come dovrai suonarle anche senza avere la chitarra in mano!

NB: qui la nota “Sol” è scritta “So” per agevolare la lettura a velocità elevate, ma non è importante

testimonianza su Tab solmizzate

In definitiva?

Ecco che con la PRAXISazione (cioè le Tab solmizzate) si chiude il cerchio della Solmisazione Relativa, applicandola alla tua pratica quotidiana.

Parliamo di praticare l’Ear Training ogni singola volta che metti mano alla chitarra, senza relegarlo a sporadiche sessioni a parte!

Un aneddoto, per capirci

È qualcosa di talmente potente che… guarda, faccio prima a raccontarti un aneddoto:

giusto la settimana scorsa parlavo con C., un “Praxer” (cioè uno studente di Guitar PRAXIS) che ha fatto da “cavia” per questo tipo di approccio, lavorandoci sopra in anteprima.

Per darti un’idea del livello a cui schizza non solo il tuo Orecchio, ma anche le tue stesse aspettative al riguardo, a un certo punto mi fa:

«Coccia, io mi sento ancora maledettamente indietro con la Consapevolezza rispetto alla Tecnica… uff… vabbè, certo, mi sono tirato giù Cliffs Of Dover a orecchio, e pure dei soli di Blackmore, ma rispetto a quello che ho dentro devo farne ancora di strada…»

Cioè: tirarsi giù Blackmore e Eric Johnson a orecchio per lui era diventato insoddisfacente, non-abbastanza!!

Rende l’idea?

Da qui in avanti

Tutto il programma di Impro Tech WORKOUT, per esempio, sarà fatto così, con le Tab Solmizzate.

E sarà potentissimo (anche) per questo, garantito.

Chitarra in mano,
buona praxis!

il Coccia

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