Io lo so come ti senti.

Sì, io lo so. Lo so come ti senti, adesso, riguardo alla chitarra. La conosco bene, quella sensazione di entusiasmo e frustrazione insieme, quella consapevolezza: tu la chitarra la ami, ami la musica. E con tutta la dedizione che ci hai messo, beh, quello che riesci a tirare fuori dallo strumento non è nemmeno lontanamente la pallida ombra di quello che hai dentro. E che in fondo meriteresti di liberare, una buona volta.

Sarebbe appena giusto.

E invece.

Invece ti ritrovi a “lottare” contro la chitarra. Certo, magari ci sono quei momenti “magici” in cui senti che le tue mani vanno libere, totalmente libere, pronte a trasformare in musica qualsiasi tua idea, come se tra la tua immaginazione creativa e le tue mani non ci fosse “stacco”, come se fossero una cosa sola. È una sensazione incredibile, impossibile “spiegarlo” a chi non l’ha mai provato.

Peccato che, normalmente, non sia affatto così.

Quelli restano momenti “magici”, certo. Ma lo sono anche perché sono rari, casuali, capitano appunto come “per magia”, senza nessuna possibilità di controllo da parte tua.

Per il resto, magari riesci anche a ottenere l’applauso del pubblico, ok.

Ma dentro di te tu SAI che quello che esce dall’ampli non è neanche lontanamente paragonabile a quello che hai dentro. Lo sai eccome. La frustrazione è tutta lì.

E non importa quello che possono dire gli altri. A te fa male.

Cavolo, se fa male.

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Era la fine del Millennio scorso

Quando nel 1999 ho fondato Guitar PRAXIS, avevo un obiettivo molto preciso in mente, chiaro e inamovibile: realizzare qualcosa di radicalmente diverso nella didattica per chitarra in Italia.

In quel momento, la situazione dell’insegnamento era divisa in due grandi “mondi”, ma anche oggi che sono passati dei lustri… è tutto uguale!!

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L’insegnamento privato

Da una parte, i “maestri” privati.

Nella migliore delle ipotesi, chitarristi bravissimi, di grande storia e talento, ma… senza la minima specializzazione nell’insegnamento. Di solito, pure senza interesse in quel campo. Quelli che “purtroppo, se vuoi campare sei costretto a dar lezioni”.

Nella peggiore, degli “scappatidicasa” senza la minima idea di concetti musicali, convinti che basti saper sciorinare qualche scala (ben che vada, suonare in qualche locale della città) per essere in grado di “insegnare”. A volte pure in buonafede, sia chiaro. In ogni caso, gente capace di rovinare un aspirante chitarrista per sempre.

Oppure chitarristi con una formazione classica, da conservatorio, che sulla carta avrebbero anche i “titoli” per essere autorevoli, ma che alla prova dei fatti si rivelano completamente inadeguati di fronte alle sfide della tecnica e degli stili contemporanei.

E anche se per qualche miracolo trovassi l’insegnante perfetto (sì, vabbè…) certo, potenzialmente, in teoria, ci sarebbe il grande vantaggio di poter contare su maggiori attenzioni alla crescita individuale.

Quello che davvero manca, però, sono i potenti catalizzatori dell’apprendimento in gruppo; e per giunta (oltre ai costi spesso vertiginosi), a causa della carenza di verifiche e confronti, si insinua spesso il pericolo di ritrovarsi con un solo punto di riferimento: il proprio insegnante!

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Le “scuole di musica”

Dall’altra parte, le “scuole di musica”.

Se un po’ mi conosci, tu sai quanto io odio le scuole di musica. Mi viene proprio l’orticaria solo a sentirle nominare.

Ascolta: scuoladimusica.

Non senti già i tuoi soldi sgusciare via dalle tasche per andare a foraggiare una struttura nella quale finirai col passare anni e anni, quasi “per inerzia”, senza nemmeno ricordarti più quale fosse il tuo obiettivo iniziale…?

(Il loro, di scopo, è invece sempre molto chiaro: buttare dentro più allievi possibile, indiscriminatamente…).

A loro volta, le scuole di musica si dividono in due percorsi possibili:

  • lezioni di gruppo: sicuramente è una soluzione che presenta indubbi vantaggi economici, e in più offre gli stimoli indiscutibili derivanti dalle dinamiche di gruppo, che (se sono gestiti correttamente, da gente con una preparazione specifica… ahi ahi ahi…), possono incrementare velocità e efficacia dei processi di apprendimento. Lo studio però soffre di una certa massificazione; la lamentela consueta, specie per chi mira più in alto, riguarda la mancanza di cure personalizzate, di rifiniture specifiche sulle esigenze individuali.
  • lezioni individuali: tutti gli svantaggi dell’insegnamento privato, perdipiù in un contesto anonimo e altamente “burocratico” (la quota d’iscrizione, il dannato saggio di fine anno); l’unico aspetto potenzialmente imbattibile dell’insegnamento privato viene spazzato irrimediabilmente via dalle esigenze della struttura, i direttori, la segreteria, il saggio di fine anno, le prove… Insomma: nemmeno la possibilità di una vera e propria cura ai massimi livelli riesce a trovare mai uno sbocco adeguato. E tu paghi, e fai le tue brave lezioni-che-non-finiranno-mai, e così via.

 

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Quei giorni formidabili a Roma

Era il 1995 quando ho conosciuto il Guitar C.A.P.

Per caso, su una rivista specializzata (all’epoca Internet non c’era, le informazioni passavano tutte da materiali di carta, comprati a caro prezzo in edicola, in libreria, nei negozi specializzati…)

Io le esperienze di apprendimento “normali” le avevo già provate tutte: l’insegnante privato, la scuola di musica… tutti prestigiosi, tutti “di fama”… eppure la maggior parte di quello che ero riuscito a imparare lo avevo imparato da solo, mica da loro!!

Sarà stata la fortuna di incappare nei materiali “giusti” (riviste, soprattutto americane: c’era una sola edicola in tutta Genova dove trovarle!! E io all’epoca con l’inglese ero una vera bestia… ci ho messo un anno intero per leggere la mia prima copia, e ci ho letteralmente consumato un dizionario in formato tascabile!!).

Sarà stata la mia voglia di migliorarmi, e di imparare.

Fatto sta che ero riuscito, da solo, a imparare molto di più quello che mi avessero mai insegnato quelli che avevo pagato per farlo!!

Capisci da solo che non aveva nessun senso. Eppure ancora oggi, passati vent’anni, ci sono ancora un mucchio di aspiranti chitarristi che si scontrano con queste realtà.

E finiscono col credere che la didattica per chitarra sia tutta così… non è colpa loro, è l’unica cosa che hanno mai conosciuto!!

Beh, allora l’esperienza Guitar C.A.P. mi ha cambiato la vita, radicalmente. Di colpo, mi sono ritrovato in un ambiente stimolante e creativo, circondato da tutor d’eccezione, con in mano i migliori materiali didattici del pianeta, e per giunta a condividere questo percorso con altri chitarristi in formazione come me, tutti stra-motivati e determinati a dare il massimo… In un contesto così, niente può fermare la tua crescita. Niente davvero. L’unico limite è il cielo.

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La prima volta

A un certo punto mi sono reso conto che insegnare… mi piaceva da matti! La chitarra, anni prima, aveva stroncato la mia carriera scolastica come studente (al ginnasio avevo la media del 9; poi è arrivata Jessica, la mia Gibson SG, e l’anno dopo… mi hanno rimandato a settembre di greco latino e matematica, tutti con “4” in pagella!!), adesso la chitarra mi chiamava “dall’altra parte”. A condividere tecniche e tematiche, possibilità di comprensione e di miglioramento che erano del tutto inedite in Italia (eccetto per la ristretta cerchia di matti che si erano avventurati nella “follia” del  Guitar C.A.P.).

Mi hanno persino chiamato a scrivere per la più importante rivista specializzata in Italia, Chitarre (nella sezione didattica): la redazione era letteralmente sepolta dai curriculum di aspiranti collaboratori, e invece qui erano loro a cercare me!

E insegnare non solo mi piaceva da impazzire: riuscivo a portare risultati concreti, misurabili, a realizzare quegli obiettivi su cui i chitarristi che si rivolgevano a me avevano lottato per anni, senza risultati, o comunque con risultati minimi, deboli, sicuramente non commisurati al tempo, alle energie e ai soldi spesi.

È stato lì, di fronte alla enormità di quei risultati, che ho deciso che DOVEVO rendere queste mie consulenze più sistematiche e strutturate.

Ho iniziato chiamato da… una scuola di musica: già le detestavo da studente, le scuoledimusica, lì è diventato orrore puro!! Cioè: in verità un po’ ci speravo, contavo di riuscire a importare in un contesto come quello un modello nuovo, che non fosse lo stanco riciclo del “si è sempre fatto così”. Ho passato mesi a definire un piano di studio curato nel dettaglio, minuziosamente, materia per materia. Ho messo a disposizione una mole di materiali didattici sconfinata (era il 1999, e da allora non ha MAI smesso di crescere costantemente per 17 anni. Ma già allora era la più ingente documentazione di didattica per chitarra contemporanea disponibile).

Mi hanno detto NO. “Fai le tue lezioni ché va bene così”.  Io ho detto “BASTA”.

L’anno dopo, ho avuto la mia occasione. Finalmente avevo la possibilità di dare vita realmente a tutto quello che avevo sognato.

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Break: ok, ma… i risultati?

Ecco, bravo. I risultati sono l’unica cosa che conta.
Vuoi leggere qualche storia dei praxer? Tanto per farti un’idea, poi continua qui…

Hai letto?
Bene.

Sono solo alcuni esempi, eh. Potrei metterne abbastanza da riempirci un “tomo” di centinaia di pagine (per inciso: la cosa migliore, che mi rende più fiero del mio lavoro? Nessuno di loro mi assomiglia. Nemmeno un po’. Nessuno).

E ripeto: non ti sto raccontando le loro storie per fare lo “sborone”, non mi interessa, non me ne faccio niente io e non te ne fai niente tu.

Non è “merito mio”. Il culo se lo sono fatti loro. Certo, io ci ho messo la competenza e la funzione di “guida”. Che poi è la ragione per cui tu dovresti pagare un “maestro”.

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La caduta

Anzi, guarda, per non dare alibi mi faccio avanti e ti faccio una confessione.

È dura, durissima: a nessuno piace ammettere i propri fallimenti. Ma proprio perché a me non interessa apparire come un “superman”, eccomi qua, voglio raccontarti anche questo “lato oscuro”.

Dopo una prima fase in cui tutto si è avviato esattamente come lo avevo immaginato desiderato e progettato, il meccanismo si è inceppato. La “magia” si è rotta. Ho commesso una serie di errori che mi hanno portato sul lastrico, economicamente e professionalmente, perché ho lasciato che altri elementi prendessero il sopravvento sul cuore pulsante di Guitar PRAXIS: metterti in mano la chitarra, e fare di te un chitarrista.

Mi sono fidato di persone sbagliate. Mi sono lasciato contagiare da un atteggiamento velenoso, quello del “ma cosa ti sbatti a fare”, “non serve a niente tanto la gente non capisce il valore di quello che gli dai”, “è tutto inutile, c’è la crisi”, cose così.

Ho abbassato l’asticella del valore che mi ero imposto di offrire con Guitar PRAXIS. Ho promesso cose che non sono stato in grado di mantenere. Ho smesso di fare sentire i miei studenti dei privilegiati, mi sono auto-condannato a essere “uno dei tanti”. Mi sono abbassato al livello delle odiate “scuoledimusica”.

E ho perso.

Certo, i risultati per i miei studenti hanno continuato ad arrivare. Perché se hai sottomano un valore così gigantesco come quello che avevo io, per distruggerlo completamente devi essere veramente un coglione, e insomma, proprio a quel punto non ci sono arrivato.

I miei studenti hanno continuato a diventare i migliori dei loro ambiti, a prendere ingaggi presso cantanti e band importanti, a calcare palcoscenici prestigiosi, a incidere dischi, a crescere come musicisti e chitarristi a ritmi vertiginosi.

Ma quello che per un “maestro” o per una “scuoladimusica” è normale (anzi: è un traguardo addirittura ambizioso…), per me era una sconfitta.

E ne ho pagato conseguenze pesantissime, in termini personali, familiari, di autostima. Ero arrivato al fondo.

E quando sei sul fondo, puoi solo scavare, oppure risalire.

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2016: un nuovo inizio

L’occasione è arrivata quasi per caso. Un nuovo posto. Una sede fantastica, dove poter realizzare finalmente tutto quello che avevo immaginato 15 anni prima, e che ero riuscito soltanto ad abbozzare, e solo finché il contesto angusto in cui mi muovevo me lo aveva permesso. Aule, postazioni di studio, area relax, biblioteca didattica, laboratorio, seminari, incontri di ascolto… Qui potevo realizzare tutto, davvero. E soprattutto, potevo liberarmi delle presenze “contagiose”, respirare di nuovo.

Come dicono gli americani: “When in trouble, GO BIG”.

Ho finalmente ri-sentito l’entusiasmo travolgente che mi aveva mosso all’inizio, quando ero a Roma al Guitar C.A.P., quando sapevo di poter fare qualcosa di immenso.

Ho lavorato qui dentro fino a farmi venire i crampi, fino alle due, tre di notte per settimane (e la mia manualità è veramente ridicola). Ho speso ogni centesimo che avevo da parte, prosciugato definitivamente ogni goccia di risparmio. La mia famiglia ha accettato la sfida, una sfida di durezza sovrumana. Sono fortunato, ho accanto a me persone meravigliose. Amici che hanno creduto nel mio progetto, e si sono buttati con me.  Chitarristi entusiasti, nemmeno immaginavano che si potesse concepire qualcosa di così DIVERSO, e si sono messi a disposizione per costruire il più incredibile Centro di Formazione per Chitarristi che tu possa immaginare, e che ha finalmente preso vita.

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Per chi NON è Guitar PRAXIS

Ma prima di dirti come sarà, lasciami dirti come NON sarà. Guitar PRAXIS diventa la tua occasione per portare la tua vita di chitarrista a un altro livello, a un ritmo che neanche immagini. Ma mettiamo le cose in chiaro: Guitar PRAXIS NON fa per te se:

>> vuoi una soluzione “magica”, che ti trasformi in un superchitarrista ultramega-fico in due mesi senza farti il mazzo a casa con la chitarra in mano tutti i santi giorni;

>> vuoi la tua lezioncina ordinaria, dove vieni, impari la tua canzone o i tuoi esercizi, te ne torni a casa, fai i compitini, torni la settimana dopo e così via, più o meno per sempre…

>> pensi di sapere già tutto, e non vuoi mettere in discussione quello che conosci a livello “teorico”, la tua tecnica, tutto. Devi essere pronto a metterti in gioco in maniera radicale, questa è una esperienza riservata a chi davvero vuole arrivare a livelli che nessun altro percorso ti può garantire. Se ti senti “a posto”, stai lontano;

>> pensi di non potercela fare. Un conto è una sana consapevolezza dei propri limiti, ci vuole e fa bene. Un altro conto è l’idea di “non essere all’altezza”. Che in fondo racchiude anche non fidarti chi ti sta guidando. Guitar PRAXIS, semplicemente, FUNZIONA. E funziona NON perché io sono speciale, o perché ho una “ricetta magica”. Funziona perché è la migliore didattica planetaria, a cui puoi finalmente avere accesso.

>> pensi che ti basti qualcosa di più “normale”. Perfetto, rispetto la tua scelta, Genova è piena di “maestri” e di “scuoledimusica”. Qui è diverso. Un posto per chi pretende il massimo, e a sua volta è determinato a dare il massimo.

>> cerchi una cosa qualunque, basta che sia comoda, vicino a casa, perché hai tante cose da fare e non riesci a organizzarti. Ecco, bravo: vai da tuo cugino che suona il sabato in oratorio, dal vicino che ha una band punk nella cantina, da qualcun altro. Non qui.

>> cerchi una cosa al risparmio, va bene tutto purché costi poco. Perfetto, capisco. Ma no. Certo, il valore di quello che trovi qui non è nemmeno lontanamente comparabile con quello che ti offre chiunque altro (e parliamo di cose reali, non una astratta “qualità”: v. più avanti, e v. il Catalogo dei Corsi). Ma è anche incomparabile rispetto al costo. Che però copre un valore enorme, ne parliamo tra poco.

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E allora, questo Guitar PRAXIS per chi è?

>> Guitar PRAXIS è per te se vuoi portare il tuo livello sulla chitarra là dove sognavi quando hai iniziato a suonare, e sei disposto a lavorare duro per arrivarci;

>> Guitar PRAXIS è per te se vuoi metterti in gioco, rischiare, confrontarti con altri chitarristi stra-motivati come te e al tuo livello, per spremere al meglio un’esperienza che non avrà paragoni nella tua vita musicale;

>> Guitar PRAXIS è per te se conosci i tuoi limiti, e vuoi forzarli, allargare la tua “comfort-zone” fino a territori che adesso ti sembrano “alieni”; perché sei consapevole che avrai accesso al meglio, e sarai in condizione di sfruttarlo al meglio;

>> Guitar PRAXIS è per te se conosci i tuoi punti di forza, le tue qualità, e sai che quella sensazione di libertà e sicurezza che adesso “succede” solo ogni tanto, sarebbe fantastico provarla anche in tecniche stili e ambiti che adesso ti tengono “sulle spine”;

>> Guitar PRAXIS è per te se non ne puoi più di quel maledetto “muro” che si alza tra la tua immaginazione musicale e quello che alla fine esce dalla chitarra, e sai che una volta distrutta questa barriera potrai finalmente avere accesso diretto e immediato alla meraviglia della tua musicadentro…. “parlare la musica”, attraverso la chitarra;

>> Guitar PRAXIS è per te se sai che dentro di te c’è un chitarrista molto migliore di quello che finora sei riuscito a tirare fuori, e che quello che effettivamente esce dalla tua chitarra è molto meno di quello che meriti, non è proporzionato al “mazzo” che ti sei fatto finora. E sai che potresti suonare molto, molto meglio di così, se solo sapessi come fare.

 

Ecco: se vuoi molto, se vuoi il meglio, lo puoi trovare soltanto nei nuovi corsi Guitar PRAXIS. Il dettaglio dei piani di studio e dei programmi didattici lo trovi nel Catalogo dei Corsi allegato, con una serie di benefit incredibili.